Al Bano si offre di ospitare la “Famiglia nel Bosco”: «Venite da me»
Il caso della cosiddetta “famiglia nel bosco” , una coppia anglo‑australiana, Catherine Birmingham e Nathan Trevallion, e i loro tre figli minori, continua a far discutere. Dopo l’intervento del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, che ha deciso l’allontanamento dei bambini, avviando la procedura di tutela, da più parti si stanno valutando soluzioni alternative alla sistemazione in istituto.
Tra le offerte arrivate, anche quella del noto cantante pugliese Al Bano, che ha dichiarato pubblicamente la sua disponibilità ad accogliere la famiglia nella sua proprietà di Cellino San Marco.
Un gesto concreto e una proposta di solidarietà
Al Bano ha spiegato di aver contattato tramite amici giornalisti la coppia, e attende un loro riscontro perché, a suo dire, «se servirà la mia collaborazione umana io sono pronto».
Il cantante ha sottolineato le sue esperienze passate, raccontando di aver vissuto in gioventù in una situazione simile, “a contatto con la natura, con bagni all’aperto, senza luce né acqua”, e di aver scelto, da adulto, di tornare a uno stile di vita rurale. Una scelta che, secondo lui, lo rende particolarmente sensibile al caso della famiglia.
In più, non si tratta solo di offrire un tetto: secondo alcune fonti, Al Bano si è detto disponibile anche a valutare un’eventuale offerta di lavoro per i genitori, nella sua tenuta.
Una vicenda complessa, tra diritti, emergenza abitativa e divergenze culturali
La famiglia viveva in un casolare isolato nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti , una struttura priva di allacciamenti a servizi essenziali come acqua corrente, elettricità e gas, con un bagno esterno e una modalità di vita autosufficiente.
Secondo il provvedimento del Tribunale, l’allontanamento dei bambini è motivato dalla “inadeguatezza dell’alloggio, la carenza di socialità, la mancanza di iscrizione scolastica obbligatoria” e dalle condizioni igienico‑sanitarie ritenute non idonee.
La decisione, e il conseguente dibattito sull’educazione alternativa, la libertà di vita e la tutela dei minori, hanno acceso polemiche e suscitato reazioni contrastanti. Molti — come Al Bano — vedono nella proposta un gesto di solidarietà e un’occasione per garantire una soluzione dignitosa e rispettosa per la famiglia. Altri, invece, ritengono che le condizioni originarie calpestassero diritti fondamentali dei bambini.
Cosa succede ora
Al momento la “famiglia del bosco” non ha ancora dato una risposta definitiva all’invito di Al Bano: la palla passa ora a loro. Intanto, resta aperta, anche grazie all’interessamento di altre persone ed enti, l’ipotesi di una sistemazione alternativa in attesa della decisione del tribunale circa il possibile ricongiungimento familiare.
La vicenda continua a suscitare riflessioni sul confine tra scelte di vita “non convenzionali” e responsabilità dello Stato nella tutela dei minori.
Foto di Ja Fryta, da Wikimedia Commons, licenza CC BY‑SA 2.0

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